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Teatro dell'Unione di Viterbo

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TEATRO DELL'UNIONE DI VITERBO, VITERBO

Per iscritti FAI riduzioni per gli spettacoli in programma presso il Teatro dell'Unione a Viterbo

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Abbonamento a turno fisso (10 spettacoli)

  • Platea: Intero € 185,00 - Ridotto € 175,00
  • Palco centrale 1° fila: Intero € 175,00 - Ridotto € 165,00
  • Palco centrale 2° fila: Intero € 155,00 - Ridotto € 140,00 
  • Palco laterale 1° fila: Intero € 150,00 - Ridotto € 135,00 
  • Palco laterale 2° fila: Intero € 135,00 - Ridotto € 115,00
  • Palco lateralissimo: Intero € 85,00 - Ridotto € 72,00

Biglietti 

  • Platea: Intero € 26,00 + 2,50 prev. - Ridotto € 24,00 + 2,50 prev. 
  • Palco centrale 1° fila: Intero € 24,00 + 2,50 prev. - Ridotto € 22,00 + 2,50 prev.
  • Palco centrale 2° fila: Intero € 22,00 + 2,00 prev. - Ridotto € 20,00 + 2,00 prev.
  • Palco laterale 1° fila: Intero € 20,00 + 2,00 prev. - Ridotto € 18,00 + 2,00 prev.
  • Palco laterale 2° fila: Intero € 18,00 + 2,00 prev. - Ridotto € 16,00 + 1,50 prev.
  • Palco lateralissimo: Intero € 14,00 + 1,50 prev. - Ridotto € 10,00 + 1,00 prev

Il “Teatro dell’Unione” fu edificato per volontà di un gruppo di cittadini viterbesi che a tal fine si unirono, nel 1844, nella “società dei palchettisti” con a capo il conte Tommaso Fani Ciotti e dalla cui “unione” il teatro prese appunto il nome. “L’Unione” non fu il primo teatro ad essere costruito a Viterbo. Preceduto dal Teatro del Genio, Teatro dell’Unione divenne nell’Ottocento il primo per importanza e prestigio poiché l’impulso che ne permise l’edificazione fu la passione, comune a quasi tutte le principali città italiane, per l’ opera lirica. Il progetto prevedeva una nutrita partecipazione sia da parte della società dei palchettisti che da parte dello stesso Comune, il quale garantì l’acquisto di almeno cinque palchi. Il primo atto della società fu l’elezione della Deputazione Teatrale, composta dal Delegato Apostolico Mons. Orlandini e da sei deputati: Tommaso Fani, Antonio Calandrelli, Domenico Liberati, Giuseppe Signorelli, Cesare Calabresi e Vincenzo Federici, ingegnere comunale. La scelta della località dove erigere il Teatro ricadde sulla Contrada San Marco, dopo aver scartato l’idea di abbattere il Teatro del Genio e le abitazioni vicine per costruirvi il nuovo edificio. La Deputazione propose inoltre di dare all’Unione la forma del Teatro Argentina di Roma. Il 20 Giugno 1845 fu bandito l’appalto concorso per la costruzione del Teatro, l’incarico di valutare i progetti fu attribuito all’Accademia Nazionale di San Luca e la scelta ricadde sull’architetto Virginio Vespignani , esponente di spicco del tardo “classicismo eclettico”.

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Il “Teatro dell’Unione” fu edificato per volontà di un gruppo di cittadini viterbesi che a tal fine si unirono, nel 1844, nella “società dei palchettisti” con a capo il conte Tommaso Fani Ciotti e dalla cui “unione” il teatro prese appunto il nome. “L’Unione” non fu il primo teatro ad essere costruito a Viterbo. Preceduto dal Teatro del Genio, Teatro dell’Unione divenne nell’Ottocento il primo per importanza e prestigio poiché l’impulso che ne permise l’edificazione fu la passione, comune a quasi tutte le principali città italiane, per l’ opera lirica. Il progetto prevedeva una nutrita partecipazione sia da parte della società dei palchettisti che da parte dello stesso Comune, il quale garantì l’acquisto di almeno cinque palchi. Il primo atto della società fu l’elezione della Deputazione Teatrale, composta dal Delegato Apostolico Mons. Orlandini e da sei deputati: Tommaso Fani, Antonio Calandrelli, Domenico Liberati, Giuseppe Signorelli, Cesare Calabresi e Vincenzo Federici, ingegnere comunale. La scelta della località dove erigere il Teatro ricadde sulla Contrada San Marco, dopo aver scartato l’idea di abbattere il Teatro del Genio e le abitazioni vicine per costruirvi il nuovo edificio. La Deputazione propose inoltre di dare all’Unione la forma del Teatro Argentina di Roma. Il 20 Giugno 1845 fu bandito l’appalto concorso per la costruzione del Teatro, l’incarico di valutare i progetti fu attribuito all’Accademia Nazionale di San Luca e la scelta ricadde sull’architetto Virginio Vespignani , esponente di spicco del tardo “classicismo eclettico”.
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